Marte Chi l’avrebbe mai immaginato!

Gli studiosi del Cufom giungono ad una conclusione shoccante

Città su Marte? Ovviamente non i nostri palazzi di tipo …terrestre, ma qualcosa di indecifrabile ed alieno, com’è giusto che sia. Studiamo Marte da oltre 20 anni. Mai avremmo pensato di arrivare, fra i primi al mondo, a scoprire le tracce della Civiltà che l’abitava (suppongo che in questo momento storico anche altri ricercatori stiano giungendo alla stessa , ovvia, conclusione).

paralallelepipedi

Potete immaginare l’icredulità di uno come me che di ciò era convinto, pur avendo solo flebili indizi e nessuno prova concreta, fino ad adesso. Condivido con voi queste immagini, ma ce ne sono tante, tantissime. Il mio pensiero va in questo momento al grande astudioso Gianni Viola che 20 anni fa scrisse il libro “La Civiltà di Marte“. Qualcuno, cui andrà sempre la mia gratitudine, me lo regalò, cambiando la mia vita. Ora però cambia la storia dell’Universo.

la civiltà di Marte  ossimoro marte best seller  Ossimoro ritorno

(Particolari tratto da una foto della sonda USA MRO per la quale valgono i seguenti crediti: Image: NASA/JPL/University of Arizona)

zona industriale di Marte

Mi chiedo se davvero esiste qualcuno che abbia il coraggio di sostenere che quelle in queste foto sono … formazioni naturali. A tutto c’è un limite!

Ringrazio per la collaborazione il presidente del Cufom, dott. Angelo Carannante che ha sempre seguito con attenzione l’evolversi della “questione marziana“. Il grafico del CUFOM, dott Luigi de Matteis che ha reso possibile la decodificazione di immagini di inusuali dimensioni depositate da quasi 10 anni nell’archivio  dell’Università dell’Arizona. Un pensiero grato va al gruppo Mars Anomalies del Cufom fra cui vantiamo validi esperti nel trattamento delle immagini.

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Marte Atlantis Chassis Quattro insediamenti urbani

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Marte  Quattro città nelle zona denominata Atlantide

Marte, sonda MRO, foto HIRISE, Zona di Atlantis Chassis. Si, Proprio Atlantis, Atlantide, nome profetico. Chi l’ha così denominata, nel 2010, forse sapeva quello che scriveva. La foto (Fig. 1) è presente negli archivi dell’Università dell’Arizona che si occupa della gestione delle immagini di Hirise. L’immagine originale è di grandi dimensioni (centinaia di MB) codificata in formato JP2, non leggibile normalmente sui  PC. Abbiamo quindi chiesto a Mario Piccaluga (https://www.quora.com/profile/Mario-Piccaluga , noto grafico professionista ) di convertirle in JPG con una dimensione adatta ai normali PC, anche a costo di perdere l’altissima risoluzione della foto. Dopo Mario è entrato in azione l’esperto del CUFOM, Luigi de Matteis che ha letteralmente estratto dalle macerie i “siti archeologici” presenti evidenziando faticosamente le tantissime linee ortogonali  della foto.

QDU-ESP_040874_1450_COLOR-1.QLOOK per FB 4 zone Fig. 1 (all images of Mars credit NASA/JPL/University of Arizona )

De Matteis ha quindi numerato e delimitato le zone 1 , 2 e 3 mentre io ne ho “illuminato la N. 4, di notevoli dimensioni ed a mio parere di un certo interesse “archeologico”. La foto di Fig. 1 , dalle dimensioni originali, è stata ridotta ad 1,65 Mb, onde poterla postare occupando non più di una videata. I particolari estratti invece, di seguito riportati, sono caratterizzati dalla buona risoluzione delle immagini JPG ricavate dalle più complesse JP2.

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Fig. 2

In fig. 2 abbiamo quindi quella denominta come zona 1. Il numero di pixel dei lati è di 1.188 x 780.

Ora vi spiegherò (ho constatato che sono in pochi a conoscere questo semplice procedimento) come  calcolare le dimensioni dei particolari presenti in queste foto: con un righello,  misurate sullo schermo la lunghezza della foto in cm. (varierà a seconda delle dimensioni del Vs. monitor). Mettiamo che la lunghezza sia per es. di 18,4 cm. (è così su un monitor di 24″), noi già sappiamo che ad essa corrispondono 1.188 pixel.  Facendo l’operazione 1.188:18,4 otteniamo il n. di pixel per cm. In questo caso è di 64,57. In parole povere quindi, sulla foto, in ogni centimetro ci sono 64,57 pixel. Se sapessimo a quanti cm. corrisponde un pixel saremmo in grado di conoscere le reali dimensioni di questo sito. Sappiamo però che la risoluzione della Hirise può arrivare ad un massimo di 30 cm/pixel. Vista la enorme dimensione dell’immagine possiamo ipotizzare che la foto in oggetto sia stata scattata proprio con la massima risoluzione di 30 cm./pixel. A questo punto possiamo calcolare la lunghezza del nostro sito che sarà di 30x 1.188= 35.640 cm. cioè …. 356,4 metri. Se vogliamo sapere quanto è grande uno dei tanti quadratini presenti, misuriamo con il righello la dimensione  del lato in cm.  per es. 0,5 cm.  Con la proporzione  356,4:18,4=X:0,5   otteniamo la dimensione del lato X= 356,4*05/18,4 = 9,68 metri. In realtà quindi, se la risoluzione è di 30 cm./pixel, le dimensioni dei singoli quadratini varieranno da un minimo da circa 90/100  metri quadri ad un massimo di circa 200  metri quadri. C’è tuttavia la possibilità che la risoluzione di queste foto sia di 2 mt/pixel (peccato che non sia facile riuscire a conoscere questi parametri dal sito dell’Università dell’Arizona). In questo caso la lunghezza complessiva del sito della foto di Fig. 2 sarebbe 6,67 volte maggiore, quindi circa 2.377 metri. Le dimensioni corrispondenti ad un “loculo” di 0.5 cm. sarebbero 9,67 m. *6,67 = 64,50 metri corrispondenti ad un’area di 4.160 metri quadri. Niente male.

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Fig. 3

Nella Fig. 3 de Matteis ha faticosamente evidenziato le linee ed i quadratini che compongono l’immagine, mettendo così in risalto l’impossibilità che si tratti di una configurazione naturale. Non risulta da nessuna parte (tranne forse in piccoli cristalli) che la natura operi in modalità così smaccatamente geometrica ed ortogonale. In ambito militare la presenza di linee ortogonali nella prospezione aerea sta ad indicare insediamenti umani. Su Marte non è che le regole siano poi tanto diverse.

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Fig. 4

Più complessa ed interessante l’orografia della Fig. 4 con una serie di linee sul terreno apparentemente molto ben organizzate. Mai visto la natura operare simili configurazioni sul terreno. Forse le linee di Nazca possono essere un riferimento, ma ben sappiamo che sono di fattura artificiale. Sul lato sinistro si nota con evidenza la presenza di un decumano, con incroci e “strade” sia sul lato destro che su quello sinistro. Il righello ci dà per quella strada circa 8cm. Ipotizziamo per questa foto una risoluzione di 2 m./pixel

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Fig. 5

Anche per la fig. 5 de Matteis ha effettuato l’evidenziazione delle linee, ottenendo un’immagine di estremo interesse, con la facilitazione di poter calcolare le diverse dimensioni dei particolari presenti nell’immagine. Dai calcoli precedenti sappiamo che un cm. sul nostro schermo da 24″ corrisponde a circa 64 pixel. Se ogni pixel corrisponde a 2 metri la nostra “strada” (che abbiamo misurata col righello ottenendo 8 cm.) sarà lunga 64*8*2= 1024 metri, poco più di un Km. Molto realistico come dimensioni.

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Fig. 6

Stesse considerazioni possiamo fare con la Fig. 6 e la Fig. 7 relative al sito indicato come 3 nella Fig. 1

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Fig. 7

L’analisi effettuata si è limitata ai siti più evidenti, ma nella foto ce ne sono altri evidenziabili sicuramente con immagini a più elevata risoluzione. Sono sicuro che all’Università dell’Arizona siano in possesso di immagini più chiare ottenute con elaborazioni computerizzate molto sofisticate.

ESP_040874_1450_COLOR-1.QLOOK zona 4

Fig. 8

Applicando su questa immagine (Fig. 1) adeguati algoritmi, sarebbe possibile ammirare tutto ciò che sembra essere contenuto nel sito 4 rappresentato nelle Fig. 8 e nella Fig. 9 dove alcuni cerchietti delimitano dei particolari che sembrerebbero essere di una certa importanza. Per osservare meglio la foto, sarebbe opportuno scaricarla ed ingrandirla ulteriormente. L’impressione è di stare di fronte ad un complesso urbano “terremotato” osservato in prospezione aerea. Se diamo retta alle teorie di Velikowsky-Spedicato, un disastro di dimensioni cosmiche avrebbe addirittura sbalzato il pianeta Marte dalla sua orbita (satellite della Terra, affermano i due studiosi) per posizionarlo in quella attuale, distruggendo ovviamente tutte le sue città e strappando via sia l’acqua dai suoi oceani, che l’atmosfera, forse allora presente e respirabile.  Molto probabilmente, fra migliaia di siti possibili, sarà proprio qui che scenderà uno dei due rover in partenza dalla Terra per Marte, uno europeo ed uno USA. Non vi chiedete il perchè?

ESP_040874_1450_COLOR-1.QLOOK zona 4 con cerchietti

Fig. 9

In definitiva, se diamo ascolto al prof. Emilio Spedicato (Università di Bergamo), solo 10.000 anni fa Marte era un pianeta lussureggiante, abitato da una grande civiltà capace di padroneggiare il viaggio nel cosmo. L’arrivo di un enorme oggetto spaziale (Nibiru? -Tiamat?) nel Sistema Solare avrebbe creato enormi sconvolgimenti, fra cui la separazione del sistema binario Terra-Marte, l’attribuzione alla Terra della Luna, strappata forse al pianeta Giove, il diluvio universale sulla Terra con esito devastante, l’attribuzione a Venere della sua attuale orbita, mentre la precedente era proabilmente  intorno a Giove. Ciò spiegherebbe anche le infernali temperature dell’atmosfera di Venere.

Ossimoro Marte

Su Ossimoro Marte, in un capitolo denominato “Catastrofe marziana” ho descritto come il Pianeta Rosso possa essere stato bombardato da enormi asteroidi  per circa 12 ore (minuto più minuto meno, e spiego anche con quale stratagemma ho calcolato questo lasso di tempo, dopo 10.00 anni dagli avvenimenti). I numerosi impatti o qualche enorme influsso gravitazionale ne hanno quindi spostato l’orbita, distrutta l’atmosfera e dispersi nello spazio gli oceani, forse corresponsabili del successivo diluvio universale sulla Terra.

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In Ritorno su Lahmu, pubblicato nel 1016 per i tipi dell’Età dell’Acquario, , ho parlato per la prima volta di “città marziane” suscitando non poche reazioni di perplessità. Ma ciò che si intravedeva su Marte, sotto immani colate di fango, era incontrovertibile.

Stiamo studiando altre foto. Il viaggio … continua.

cufom logo ennio-piccaluga rit. parte

ing. Ennio Piccaluga presid onorario  Cufom

angelo carannante

dott. Angelo Carannante presidente Cufom

Nino Capobianco parte

dott. Nino Capobianco  vice presid. Cufom