Le città di Marte

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Tutte le città di Marte. Il continente Atlantide stava su Marte. Forse la stessa Roma è la replica di una città marziana di 10.000 anni fa.

(E’ possibile riportare su altri media piccole parti del contenuto del presente blog, sempre che sia evidenziata la citazione di questo sito e del suo autore. Ogni abuso sarà penalmente perseguito)

L’immagine in evidenza è quella diffusa da Scott Waring mentre la Fig. 1 è l’elaborazione operata dal grafico CUFOM Luigi de Matteis di una delle foto pubblicate di recente dal ricercatore americano Scott Waring. Le foto, come asserisce lo studioso,  non sono altro che parti di immagini originali trasmesse a Terra dalla sonda USA “MRO” con a bordo la telecamera HIRISE, capace di foto con risoluzione fino a 30 cm./ pixel.

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Fig. 1

Come da lui specificato, questo sito marziano si trova in due foto della HIRISE/MRO archiviate e catalogate dall’Università dell’Arizona.

Le foto, rispettivamente di 187,6 Mb.  e 394,7 Mb , sono di enormi dimensioni e raffigurano una zona molto vasta dell’orografia marziana. Sono codificate nel formato JP2, quindi non leggibili dai comuni PC. C’è voluto l’intervento di  Mario Piccaluga, grafico di eccellenza,  per poterle leggere, e di un professionista delle immagini come Luigi de Matteis per poterle interpretare e procedere al “restauro” ed alla ricostruzione del centro abitato. E’ necessario studiarle cm. per cm. per idividuare qualche particolare importante. Lo studio effettuato da una equipe CUFOM specializzata nell’osservazione di siti marziani, ha dato risultati imprevisti e sorprendenti, consentendo di giungere alla conclusione che, in epoca imprecisata,  alcune zone del Pianeta Rosso erano molto probabilmente abitate e densamente popolate. Le foto in oggetto sono state scattate nel 2010 ma, archiviate insieme a tante altre, hanno mostrato i loro incredibili particolari solo dopo molti anni. E’ apprezzabile che non siano state occultate dall’Università dell’Arizona che ha l’incarico di archiviare ed esaminare le foto della sonda MRO. Non occultate, certo, ma neanche evidenziate, come ci si sarebbe aspettato, visto il contenuto assolutamente dirompente. Che alla Nasa si fossero accorti subito dello straordinario significato di quelle immagini lo dice il nome attribuito a quella particolare località: ATLANTIS (si, proprio la nostra … Atlantide). Pensare alla solita conincidenza è, ancora una volta, perlomeno da ingenui.

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Fig. 3 (TM)

In Fig. 3 ammiriamo un’altra elaborazione operata dal nostro grafico Luigi de Matteis, che ha “restaurato” la città con la stupenda cupola sita al centro dell’immagine (l’immagine è con buona risoluzione e si presta ad ulteriori ingrandimenti). Si tratta proprio di una cupola e non di un vuoto, come evidenziato dal software grafico.

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Fig. 4

Nella Fig. 4 una veduta aerea di Roma. E davvero stupefacente la similtudine con la nostra “città marziana”, soprattutto se teniamo conto che il sito marziano è ciò che resta dopo un’era di forse 10.000 anni. La data è arbitraria, ma realistica se …

-se si osserva lo stato delle rovine marziane, esposte ad escursioni termiche estreme ed a venti che soffiano fino a 5-600 Km. orari.

-se si tien conto che si è sempre detto che la civiltà di Atlantide è stata alla base dello sviluppo della civiltà dell’antico Egitto,

-se si osserva che la stessa città di Roma, fondata ed edificata con tecnologie praticamente impossibili per l’epoca (si pensi solo al calcestruzzo usato dai romani, superiore anche a quello usato nei moderni cantieri), si situa, per quanto attiene la sua fondazione, in un ambito molto misterioso della Storia. Ambito che da un lato la mette in relazione con un’altra misteriosa civiltà, gli Etruschi, e dall’altro ipotizza un apporto proveniente da un’altra grande, antica popolazione, quella greca. Le due civiltà si sono sviluppate proprio in un epoca intorno al 3.000/5000 a.c. partendo da un inspiegabile livello altissimo di conoscenze. La complessità e la perfezione della lingua e della scrittura greca sono stupefacenti e non spiegabili con il grado di civiltà di quell’ era storica. Tuttora, per i moderni linguisti, questa scrittura rimane strtturalmente … aliena.

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Fig. 5 (TM)

Nella Fig. 5, de Matteis riporta un accurato studio delle linee ortogonali presenti nella foto. Il numero delle linee è elevatissimo e testimonia l’impossibilità che possa essere stata la natura a disegnare la pianta di quel sito.

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Fig. 6

Nella Fig. 6 è possibile ammirare alcuni tratteggi geometrici naturali, ma va osservato che, in primis, i pochi centimetri di questi tratteggi non sono comparabili con le decine di metri di quelle linee. E poi, per quanto questi tratteggi abbiano una parvenza di struttura geometrica, si vede con chiarezza che  non hanno un disegno regolare, tantomeno l’accentuata ortogonalità che contraddistingue il sito marziano. In ambito archeologico, così come in quello militare, le linee ortogonali sono da sempre intese come attestazione di artificialità. La natura preferisce di solito linee arrotondate, poco organizzate  e non ripetitive.

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Fig. 6

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Fig. 7 (TM)

Nelle Fig. 6 è riportato la parte centrale della foto mentre in Fig. 7,  Luigi de Matteis ha ricostruito il duomo centrale assimilandolo alla … cupola di San Pietro, in Vaticano. Un effetto davvero sorprendente.

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Fig. 7 (TM)

Nella Fig. 7,  il nostro grafico ha restaurato la città, rimarcando l’estrema perfezione della sua geometria. Le dimensioni dei singoli quadrati? Se si ipotizza che la risoluzione della foto sia la massima della HIRISE, 30 cm./pixel, ogni “stanza” dovrebbe avere dei lati di circa 10 metri. Il fatto è che le stanze sono tutte accostate; come gestire questa vicinanza? La mia ipotesi è che i tratti perpendicolari che si osservano siano tutte strade che è possibile percorrere “salendo” dal di dentro di ogni locale. I tetti erano forse lamine di vetro trasparente per consentire l’entrata dei raggi solari e l’irraggiamento di piante ivi presenti. La elementare geometria consentiva di gestire facilmente l’indirizzo delle singole celle.

LA SFINGE? Non l’avete notata? ECCOLA! (Fig. 8 e 9)

romok-02 Linee con Sfinge

Fig. 8 (TM)

romok-02 Linee solo volto con cerchietto

Fig. 9 (TM)

Quella che segue  (Fig. 10 (TM) è una delle ultime elaborazioni di Luigi de Matteis sul sito della città di Atlantis. La cupola è stata completamente restaurata e le “stanze” evidenziate e ricalcate, se pur fedelmente riportate come da originale, nel loro rapporto dimensionale. Grosso modo, ogni “stanza” dovrebbe occupare un’area di circa 100-150 m2.

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Fig. 10 (TM)

Va doverosamente precisato che la ricerca nelle foto originali non ha ancora portato all’identificazione esatta del sito evidenziato da Scott Waring. Tuttavia, cosa ancora più importante, lo studio di quelle foto ha portato alla scoperta di altri siti di evidente origine artificiale. Ne sono decine, perfettamente organizzati, forse in qualche modo collegati fra di loro. Per quelli che, osservando le foto NASA, non riescono a “vedere niente” diamo una dritta importante: bisogna considerare, oltre alla foto in B/N ed a colori, anche e soprattutto le foto ai Raggi Infrarossi. Queste radiazioni sono capaci di penetrare sottoterra e di mostrare ciò che  è seppellito nel sottosuolo . Quella della prospezione aerea ad IR è usata, sulla Terra, per identificare i siti archeologici e/o obbiettivi militari. Non vedo perchè non possa essere così anche su Marte.

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copertina

E pensare che delle città di Marte avevo ipotizzato la presenza già su Ossimoro Marte, best seller pubblicato nel 2006, quasi 15 anni fa (e tuttora ancora richiestissimo). In Ritorno su Lahmu (Lahmu è il nome che gli antichi Sumeri davano al pianeta Marte) avevo invece mostrato, anche se in risoluzione non altissima, quelli che potevano essere resti di antiche città marziane abbandonate. Alla luce delle immagine Hi-Res ora disponibili, pare proprio che i due libri siano stati assolutamente profetici, così come per tutti gli altri contenuti, puntualmente verificati. Uno per tutti, l’esistenza di acqua salata, della cui presenza accertai le condizioni con alcune semplici considerazioni di Fisica Tecnica, pubblicate sulla rivista Area51 nel 2007 e riproposte poi in Ritorno su Lahmu. Se avete difficoltà a reperire i due libri, scrivetemi alla mia gmail piccalugaennio@gmail.com e vi dirò come e dove reperirli, anche con dedica e firma.

Di seguito, il quotidiano di Foggia, L’Attacco, il primo che ha dedicato attenzione a questo studio, con un articolo a firma di Beniamino Pascale, che da sempre segue con attenzione le ricerche del Cufom.

lattacco

per FB

Inaspettatamente quindi, lo studio della località marziana di ATLANTIS ha rivelato la presenza non di un solo insediamento urbano, ma di una infinità di piccole e grandi “città”. Restate collegati, ve le mostreremo tutte, una dopo l’altra. I nostri grafici, coordinati da Luigi de Matteis lavorano giorno e notte (soprattutto di notte). Forse (anche di fronte all’evidenza, è sempre opportuno includere il termine “forse”) la Storia sta cambiando sotto i vostri occhi.

 

5 pensieri riguardo “Le città di Marte

    1. Non propriamente dall’uomo, ma da qualcuno che ha influenzato e modificato la storia dell’umanità. E forse, sta ancora sul nostro pianeta, o ci è tornato di recente, proprio in questi giorni (negli ultimi cinque anni).

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  1. I miei complimenti a Ennio ed a tutto lo staff per l’impegno e l’accuratezza che mettete nel vostro lavoro di costante ricerca. Grazie

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    1. Grazie Roberto. I vostri incoraggiamenti sono importanti perchè, oltre a lavorare di notte per conseguire certi risultati, dobbiama anche sopportare e rintuzzare le critiche e le offese di gente repressa che, incapace di fare qualsiasi ricerca, non sopporta l’idea che qualcun altro riesca a farlo. E’ una storia di sempre, purtroppo.

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